Stefania Rossi sul naufragio della Costa Concordia
Il naufragio della nave da crociera “Costa Concordia” ha generato una vicenda processuale unica nel panorama giudiziario italiano.
Nei giorni immediatamente successivi al disastro, infatti, la Procura della Repubblica di Grosseto incardinava un procedimento penale nei confronti del comandante e di alcuni membri dell’equipaggio per i reati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime. Queste due ultime fattispecie venivano contestate anche al responsabile dell’unità di crisi istituita a terra da Costa Crociere s.p.a. Al comandante F.S. venivano addebitati, altresì, il reato previsto e punito dall’art. 1097 cod. nav. (Abbandono di nave o di aeromobile in pericolo da parte del comandante), non essendo sceso per ultimo dall’imbarcazione, e la fattispecie di cui all’art. 591 c. p. (Abbandono di persone minori o incapaci), commessa in danno dei passeggeri presenti ancora sulla nave. F. S. veniva, inoltre, indagato per non aver fatto immediatamente rapporto alla autorità marittima competente e per aver fornito alla stessa false informazioni (ipotesi contravvenzionali previste nel D.lgs. n. 196/2005).
In seguito al rinvio a giudizio, tutti gli imputati presentarono istanza di patteggiamento, ma la Pubblica Accusa negò il proprio consenso all’applicazione di una pena concordata per il comandante, che restò così l’unico ad affrontare il dibattimento.
Il 20 luglio del 2013 il G.u.p. del Tribunale di Grosseto ha sentenziato il patteggiamento di due ufficiali di bordo, del timoniere, dell’hotel director e del rappresentante della società armatrice.
Sulle oltre 700 pagine dell’ordinanza di rinvio a giudizio e sui contenuti di questa prima pronuncia si rinvia al commento di S. Rossi, Fenomenologia giuridica di un disastro: il naufragio della “Costa Concordia” nella prospettiva del penalista, pubblicato sulla Rivista italiana di diritto del turismo, n. 13/2015.
Successivamente, il Tribunale di Grosseto, con sentenza dell’11 febbraio 2015 (dep. 10 luglio 2015), ha condannato il comandante F. S., per tutti i reati a lui ascritti, alla pena finale di anni sedici di reclusione e mesi uno di arresto, oltre al pagamento delle spese processuali. La sentenza ha disposto, altresì, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione dalla professione di comandante di nave per cinque anni; infine, il comandante è stato condannato, in solido con la responsabile civile Costa Crociere s.p.a., al risarcimento del danno in favore delle numerose parti civili costituite.
Qui in open access un recente commento di Stefania Rossi alla pronuncia del Tribunale di Grosseto dell’11 febbraio 2015 (provvedimento che consta più di 500 pagine).