D.M. Ministero dell’interno 18 marzo 1996

D.M. Ministero dell’interno 18 marzo 1996 (1)

 

Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi (2) (3)

 

(1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 11 aprile 1996, n. 85, S.O.

(2) Con riferimento al presente provvedimento è stata emanata la seguente circolare:

– Ministero dell’interno: Circ. 18 giugno 1997, n. 9.

(3) Emanato dal Ministero dell’interno.

 

IL MINISTRO DELL’INTERNO

Vista la legge 27 dicembre 1941, n. 1570;

Vista la legge 13 maggio 1961, n. 469, art. 1;

Vista la legge 26 luglio 1965, n. 966, art. 2;

Visto il decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577;

Visto il regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e relativo regolamento di esecuzione;

Vista la legge 2 febbraio 1939, n. 302, e la legge 2 aprile 1968, n. 526, e successive integrazioni;

Visto il proprio decreto 25 agosto 1989;

Rilevata la necessità di apportare al predetto decreto modificazioni ed integrazioni specificatamente in ordine alla sicurezza degli spettatori durante lo svolgimento di manifestazioni sportive;

Ravvisata l’opportunità di emanare un testo coordinato delle norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi;

Espletata la procedura di informazione prevista dalla legge 21 giugno 1986, n. 317;

Decreta:

1. Campo di applicazione.

Sono soggetti alle presenti disposizioni i complessi e gli impianti sportivi di nuova costruzione e quelli esistenti, già adibiti a tale uso anche se inseriti in complessi non sportivi, nei quali si intendono realizzare variazioni distributive e/o funzionali, eccetto gli interventi di manutenzione ordinaria di cui all’art. 31 lettera a) della legge 5 agosto 1978, n. 457, nei quali si svolgono manifestazioni e/o attività sportive regolate dal C.O.N.I. e dalle Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I., riportate nell’allegato, ove è prevista la presenza di spettatori in numero superiore a 100.

I suddetti complessi o impianti sportivi, nel seguito denominati impianti sportivi, devono essere conformi oltre che alle presenti disposizioni anche ai regolamenti del C.O.N.I. e delle Federazioni Sportive Nazionali e Internazionali.

Per i complessi e gli impianti ove è prevista la presenza di spettatori non superiore a 100 o privi di spettatori, si applicano le disposizioni di cui al successivo art. 20.

2. Definizioni.

Si fa riferimento ai termini, definizioni generali, simboli grafici di prevenzione incendi e tolleranze dimensionali di cui al decreto del Ministro dell’Interno 30 novembre 1983 ed alle seguenti ulteriori definizioni:

Spazio di attività sportiva

Spazio conformato in modo da consentire la pratica di una o più attività sportive; nel primo caso lo spazio è definito monovalente, nel secondo polivalente; più spazi di attività sportiva contigui costituiscono uno spazio sportivo polifunzionale.

Zona di attività sportiva

Zona costituita dallo spazio di attività sportiva e dai servizi di supporto.

Spazio riservato agli spettatori

Spazio riservato al pubblico per assistere alla manifestazione sportiva.

Zona spettatori

Zona riservata al pubblico che comprende lo spazio riservato agli spettatori, i servizi di supporto ad essi dedicati, gli eventuali spazi e servizi accessori con i relativi percorsi.

Spazi e servizi di supporto

Spazi e servizi direttamente funzionali all’attività sportiva o alla presenza di pubblico.

Spazi e servizi accessori

Spazi e servizi, non strettamente funzionali, accessibili al pubblico o dallo stesso fruibili.

Impianto sportivo

Insieme di uno o più spazi di attività sportiva dello stesso tipo o di tipo diverso, che hanno in comune i relativi spazi e servizi accessori, preposto allo svolgimento di manifestazioni sportive.

L’impianto sportivo comprende:

a) lo spazio o gli spazi di attività sportiva;

b) la zona spettatori;

c) eventuali spazi e servizi accessori;

d) eventuali spazi e servizi di supporto.

Impianto sportivo all’aperto

Impianto sportivo avente lo spazio di attività scoperto.

Questa categoria comprende anche gli impianti con spazio riservato agli spettatori coperto.

Impianto sportivo al chiuso

Tutti gli altri impianti non ricadenti nella tipologia degli impianti all’aperto.

Complesso sportivo

Uno o più impianti sportivi contigui aventi in comune infrastrutture e servizi; il complesso sportivo è costituito da uno o più impianti sportivi e dalle rispettive aree di servizio annesse.

Complesso sportivo multifunzionale

Complesso sportivo comprendente spazi destinati ad altre attività, diverse da quella sportiva, caratterizzato da organicità funzionale, strutturale ed impiantistica (4).

Area di servizio annessa

Area di pertinenza dell’impianto o complesso sportivo recintata per controllarne gli accessi.

Area di servizio esterna

Area pubblica o aperta al pubblico, che può essere annessa, anche temporaneamente, all’impianto o complesso sportivo mediante recinzione fissa o mobile (5).

Zona esterna

Area pubblica circostante o prossima all’impianto o complesso sportivo che consente l’avvicinamento allo stesso, e lo stanziamento di servizi pubblici o privati.

Spazi di soccorso

Spazi raggiungibili dai mezzi di soccorso e riservati alla loro sosta e manovra.

Via d’uscita

Percorso senza ostacoli al deflusso che conduce dall’uscita dello spazio riservato agli spettatori e dallo spazio di attività sportiva all’area di servizio annessa o all’area di servizio esterna.

Spazio calmo

Luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito. Tale spazio non deve costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo ed avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi.

Percorso di smistamento

Percorso che permette la mobilità degli spettatori all’interno dello spazio loro riservato.

Strutture pressostatiche

Coperture di spazi di attività sostenute unicamente da aria immessa a pressione.

Capienza

Massimo affollamento ipotizzabile.

(4) Definizione aggiunta dall’art. 2, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

(5) Definizione così sostituita dall’art. 2, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

3. Norme di procedura per la costruzione o modificazione di impianti sportivi.

Chi intende costruire un impianto destinato ad attività sportiva con presenza di spettatori in numero superiore a 100 deve presentare al Comune, unitamente alla domanda di autorizzazione, la seguente documentazione:

1) una planimetria rappresentante l’impianto o il complesso sportivo, l’area di servizio annessa, ove necessaria, e la zona esterna;

2) piante ai vari livelli rappresentanti l’impianto sportivo con gli spazi o lo spazio di attività sportiva, la zona spettatori con disposizione e numero di posti, spazi e servizi accessori e di supporto, dimensioni e caratteristiche del sistema di vie d’uscita, elementi di compartimentazione, impianti tecnici ed antincendio;

3) sezioni longitudinali e trasversali dell’impianto sportivo;

4) documento da cui risulti che il proprietario dell’impianto ha diritto d’uso dell’area di servizio dell’impianto stesso;

5) dichiarazione legale del locatore dalla quale risulti l’impegno contrattuale a favore del richiedente, nonché un titolo che dimostri la proprietà dell’impianto da parte del locatore nel caso di domande presentate dal locatario;

6) parere sul progetto da parte del C.O.N.I. ai sensi della legge 2 febbraio 1939, n. 302, e successive modificazioni;

7) relazione tecnica descrittiva del progetto, redatta con riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37, e disposizioni collegate, nonché alla presente regola tecnica (6).

Il Comune sottopone il progetto alla Commissione Provinciale di Vigilanza, per l’esercizio da parte di quest’ultima delle attribuzioni di cui all’art. 80 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, la quale redige apposito verbale con motivato parere circa la conformità dell’impianto alle presenti norme.

Il verbale di cui innanzi deve essere allegato ai documenti che a lavori ultimati il richiedente è tenuto a presentare al Comune per la domanda di visita di constatazione, unitamente alla certificazione di idoneità statica ed impiantistica, nonché agli adempimenti previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577, ai fini della prevenzione incendi.

La Commissione Provinciale di Vigilanza esegue la visita di constatazione e redige apposito verbale esprimendo il proprio parere di competenza ai sensi delle combinate disposizioni di cui all’art. 80 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza e all’art. 19 del Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, che viene trasmesso al Sindaco ai fini del rilascio della licenza di agibilità.

Le procedure di cui ai commi precedenti si applicano in tutti i casi di variazione delle caratteristiche distributive e funzionali dell’impianto o quando si verifichino sinistri che interessino le strutture e/o gli impianti. Su specifica richiesta della Commissione Provinciale di Vigilanza, e comunque ogni 10 anni a far data dal certificato di collaudo statico, deve essere prodotto alla Prefettura competente per territorio, ed al Comune, un certificato di idoneità statica dell’impianto, rilasciato da tecnico abilitato.

Alla Commissione di Vigilanza deve essere aggregato, a titolo consultivo, un rappresentante del C.O.N.I. dal medesimo designato.

(6) Punto aggiunto dall’art. 3, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

4. Ubicazione.

L’ubicazione dell’impianto o del complesso sportivo deve essere tale da consentire l’avvicinamento e la manovra dei mezzi di soccorso e la possibilità di sfollamento verso aree adiacenti.

L’area per la realizzazione di un impianto, deve essere scelta in modo che la zona esterna garantisca, ai fini della sicurezza, il rapido sfollamento. A tal fine eventuali parcheggi e le zone di concentrazione dei mezzi pubblici devono essere situati in posizione tale da non costituire ostacolo al deflusso.

Gli impianti devono essere provvisti di un luogo da cui sia possibile coordinare gli interventi di emergenza; detto ambiente deve essere facilmente individuabile ed accessibile da parte delle squadre di soccorso, avere visibilità sullo spazio riservato agli spettatori e sullo spazio di attività sportiva, in modo che sia possibile coordinare gli interventi per la sicurezza delle manifestazioni (7).

Fatto salvo quanto previsto dalle norme vigenti di prevenzione incendi per le specifiche attività, gli impianti al chiuso possono essere ubicati nel volume di altri edifici ove si svolgono attività di cui ai punti 64, 83, 84, 85, 86, 87, 89, 90, 91, 92, 94 e 95 del Decreto del Ministro dell’Interno 16 febbraio 1982.

La separazione da tali attività deve essere realizzata con strutture REI 90; eventuali comunicazioni sono ammesse tramite filtri a prova di fumo di stesse caratteristiche di resistenza al fuoco.

Gli impianti al chiuso non possono avere lo spazio di attività sportiva ubicato oltre il primo piano interrato a quota inferiore a 7,50 m rispetto al piano dell’area di servizio o zona esterna all’impianto.

Per quelli ubicati ad altezza superiore a 12 m deve essere assicurata la possibilità dell’accostamento all’edificio delle autoscale dei Vigili del Fuoco almeno ad una qualsiasi finestra o balcone di ogni piano; qualora tale requisito non fosse soddisfatto, negli edifici di altezza antincendio fino a 24 m e in quelli di altezza superiore, le scale a servizio delle vie di esodo devono essere rispettivamente protette e a prova di fumo.

Per consentire l’intervento dei mezzi di soccorso gli accessi all’area di servizio annessa all’impianto, di cui al successivo art. 5, devono avere i seguenti requisiti minimi:

– raggio di volta: non inferiore a 13 m;

– altezza libera: non inferiore a 4 m;

– larghezza: non inferiore a 3,50 m;

– pendenza: non superiore a 10%;

– resistenza al carico: per automezzi di peso complessivo non inferiore a 20 t.

Nei complessi sportivi multifunzionali è consentita anche l’ubicazione delle attività di cui ai punti 64, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 92 e 95 del D.M. 16 febbraio 1982 del Ministro dell’interno, sia all’esterno del volume degli impianti che all’interno. In questo ultimo caso si applicano le condizioni stabilite ai precedenti commi quarto e quinto e quelle ulteriori di seguito indicate:

a) i locali commerciali di esposizione e vendita devono essere protetti da impianti di spegnimento automatico e di rivelazione di fumo, nonché dotati di aerazione naturale in ragione di almeno 1/30 della relativa superficie in pianta, diffusa in maniera uniforme onde evitare zone con ventilazione ridotta o impedita;

b) il carico d’incendio degli esercizi commerciali deve essere limitato a 30 kg/mq di legna standard equivalente;

c) le superfici di aerazione naturale delle attività diverse da quella sportiva non devono sfociare in zone con presenza di persone e, comunque, devono essere ubicate in modo da evitare che possano determinare rischio per il pubblico e pregiudizio al complesso sportivo. Qualora detto requisito non fosse perseguibile, potrà procedersi alla compensazione mediante la realizzazione di sistemi di estrazione di fumo e calore di tipo meccanico, di caratteristiche idonee a soddisfare le seguenti specifiche tecniche:

1) portata ordinaria di esercizio idonea a garantire almeno 3 ricambi orari dell’intero volume, incrementabile automaticamente a 9 ricambi orari in caso di emergenza, previo asservimento ad impianto di rivelazione di fumo, nonché a dispositivo di azionamento manuale;

2) resistenza al fuoco della componentistica e delle alimentazioni elettriche almeno fino a 400 °C;

3) separazione delle condotte aerotermiche di mandata e ripresa rispetto ad altri locali, di caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiore a REI 120;

4) funzionamento coordinato con il pertinente impianto di rivelazione di fumo e con quello di spegnimento automatico;

5) alimentazione di emergenza per almeno 60′ in caso di mancanza dell’energia elettrica ordinaria;

6) sfogo delle condotte aerotermiche di estrazione fumo in area esterna, in posizione tale da non determinare rischio per il pubblico;

d) gli accessi, le uscite, il sistema di vie d’uscita ed i servizi relativi ad ogni attività devono essere, in caso di concomitanza di esercizio dell’impianto sportivo, tra loro funzionalmente indipendenti e separati (8).

(7) Comma così modificato dall’art. 4, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

(8) Comma aggiunto dall’art. 4, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

5. Area di servizio annessa all’impianto.

Tutti gli impianti di capienza superiore a 2.000 spettatori devono avere un’area di servizio annessa all’impianto costituita da spazi scoperti delimitati in modo da risultare liberi da ostacoli al deflusso. Tali spazi devono essere in piano o con pendenza non superiore al 12% in corrispondenza delle uscite dall’impianto e di superficie tale da poter garantire una densità di affollamento di 2 persone a metro quadrato.

La delimitazione dell’area di servizio deve essere distanziata almeno 6,00 metri dal perimetro dell’impianto e tale da consentire agevolmente il deflusso in sicurezza, nonché avere varchi di larghezza equivalente a quella delle uscite dall’impianto tenuto conto delle diverse capacità di deflusso tra le uscite sulla delimitazione esterna e quelle dallo stesso impianto; per le caratteristiche tecniche di tale delimitazione, si rimanda alla norma UNI 10121 EN o equivalenti; tutti i varchi devono essere mantenuti sgombri da ostacoli al regolare deflusso del pubblico (9).

Negli impianti di capienza compresa tra 500 e 2.000 spettatori, ove non fosse possibile disporre dell’area di servizio annessa all’impianto, dovrà essere definita un’area esterna di analoghe caratteristiche.

La disponibilità di tale area durante l’uso per le manifestazioni dovrà risultare da apposito atto legalmente valido.

(9) Periodo così sostituito dall’art. 5, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

6. Spazi riservati agli spettatori e all’attività sportiva.

Spazio riservato agli spettatori

La capienza dello spazio riservato agli spettatori è data dalla somma dei posti a sedere e dei posti in piedi; il numero dei posti in piedi si calcola in ragione di 35 spettatori ogni 10 metri quadrati di superficie all’uopo destinata; il numero dei posti a sedere è dato dal numero totale degli elementi di seduta con soluzione di continuità, così come definito dalla norma UNI 9931, oppure dallo sviluppo lineare in metri dei gradoni o delle panche diviso 0,48.

Tutti i posti a sedere devono essere chiaramente individuati e numerati e devono rispondere alle norme UNI 9931 e 9939. Per le determinazioni della capienza non si deve tener conto degli spazi destinati ai percorsi di smistamento degli spettatori, che dovranno essere mantenuti liberi durante le manifestazioni.

Deve essere sempre garantita per ogni spettatore la visibilità dell’area destinata all’attività sportiva, conformemente alla norma UNI 9217.

Sono ammessi posti in piedi negli impianti al chiuso con capienza fino a 500 spettatori ed in quelli all’aperto con capienza fino a 2.000 spettatori.

Negli impianti all’aperto contrassegnati nell’allegato con l’asterisco, è consentito prevedere posti in piedi.

Le tribune provvisorie, su cui non possono essere previsti posti in piedi, devono rispondere alle norme UNI 9217.

Spazio di attività sportiva

La capienza dello spazio di attività sportiva è pari al numero di praticanti e di addetti previsti in funzione delle attività sportive.

Lo spazio di attività sportiva deve essere collegato agli spogliatoi ed all’esterno dell’area di servizio dell’impianto con percorsi separati da quelli degli spettatori. Lo spazio riservato agli spettatori deve essere delimitato rispetto a quello dell’attività sportiva; tale delimitazione deve essere conforme ai regolamenti del C.O.N.I. e delle Federazioni Sportive Nazionali e per i campi di calcio dovrà essere conforme alla norma UNI 10121; queste ultime delimitazioni devono avere almeno due varchi di larghezza minima di 2,40 m, per ogni settore muniti di serramenti che in caso di necessità possano essere aperti su disposizione dell’autorità di pubblica sicurezza verso la zona attività sportiva.

6-bis. Sistemi di separazione tra zona spettatori e zona attività sportiva.

1. La separazione tra la zona spettatori e la zona attività sportiva è realizzata dalle società utilizzatrici dell’impianto, in accordo con i proprietari dello stesso, attraverso:

a) l’installazione di un parapetto di altezza pari a metri 1,10, misurata dal piano di imposta, conforme alle norme UNI 10121-2 o equivalenti e realizzato in materiale incombustibile;

b) la realizzazione di un fossato, con pareti e fondo a superficie piana, di profondità non minore di 2,50 metri rispetto al piano di calpestio del pubblico e larghezza non minore di 2,50 metri. Il fossato deve essere protetto verso la zona spettatori e verso lo spazio di attività sportiva da idonei parapetti aventi altezza non minore di 1,10 metri misurata dal piano di calpestio e di caratteristiche conformi alla norma UNI 10121-2 o equivalenti;

c) la realizzazione di un dislivello, di altezza pari ad 1 metro, tra il piano di calpestio degli spettatori e lo spazio di attività sportiva. La parte superiore del dislivello deve essere protetta da un parapetto di altezza pari a 1,10 metri, misurata dal piano di riferimento e di caratteristiche conformi alla norma UNI 10121-2 o equivalenti.

2. Almeno uno dei parapetti di cui al comma 1, deve essere munito di separatori realizzati in materiale incombustibile, idoneo a consentire la visione della zona di attività sportiva, conformi alle norme UNI 10121-2 o equivalenti, in grado di elevare la separazione fino ad un’altezza complessiva pari a metri 2,20, misurata dal piano di imposta. L’elevazione dei separatori è realizzata mediante guide o altri accorgimenti costruttivi, ed è stabilita di volta in volta dal questore, nell’àmbito della valutazione dei rischi connessi allo svolgimento della manifestazione sportiva, sentito il Gruppo operativo sicurezza di cui al successivo art. 19-ter.

3. Fermo restando quanto stabilito dal comma 2, gli impianti devono essere muniti di almeno uno degli elementi di separazione di cui al comma 1. In relazione a specifiche esigenze, nell’àmbito della valutazione dei rischi connessi allo svolgimento delle manifestazioni sportive, rilevato dal questore della provincia, può essere disposta la realizzazione di tutti gli elementi di separazione di cui al comma 1, ovvero di ulteriori misure di sicurezza.

4. In aggiunta a quanto previsto nei commi precedenti può essere disposta la perimetrazione della zona di attività sportiva mediante il presidio di personale appositamente formato e messo a disposizione dagli organizzatori, in ragione di venti unità ogni diecimila spettatori e comunque non meno di trenta unità. Detto personale deve indossare una casacca di colore giallo e deve tenere sotto costante osservazione la zona riservata agli spettatori.

5. Per la distanza delle predette separazioni dallo spazio di attività sportiva, si rimanda ai regolamenti del C.O.N.I. e delle federazioni sportive nazionali (10).

(10) Articolo aggiunto dall’art. 6, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

7. Settori.

1. Al fine di realizzare la separazione tra i sostenitori delle due squadre, gli impianti all’aperto con un numero di spettatori superiore a 10.000 e quelli al chiuso con un numero di spettatori superiore a 4.000 devono avere lo spazio riservato agli spettatori suddiviso in settori, di cui uno appositamente dedicato agli ospiti, con ingressi, vie di uscita ed aree di parcheggio indipendenti e separate. La capienza di ciascun settore non può essere superiore a 10.000 spettatori per impianti all’aperto e a 4.000 per quelli al chiuso.

2. Per ciascun settore devono essere permanentemente realizzati sistemi di separazione idonei a:

a) impedire che i sostenitori delle due compagini in gara vengano in contatto tra loro e che gli spettatori si spostino da un settore all’altro;

b) permettere, ove necessario, la realizzazione di una divisione all’interno di uno stesso settore, tra gruppi di spettatori, fermo restando il rispetto delle disposizioni relative al sistema delle vie d’uscita.

3. La finalità di cui alla lettera a) deve essere perseguita mediante l’istallazione permanente di elementi di separazione in materiale incombustibile e di caratteristiche conformi alla norma UNI 10121-2 o equivalenti.

La finalità di cui alla lettera b) deve essere perseguita mediante sistemi di separazione modulabili in funzione delle caratteristiche degli spettatori presenti nei settori ed individuabili in una delle misure di seguito riportate o in una loro combinazione:

a) istallazione di elementi di separazione in materiale incombustibile aventi altezza e caratteristiche conformi alla norma UNI 10121-2 o equivalenti;

b) creazione di zone temporaneamente sottoposte a divieto di stazionamento e movimento, occupate esclusivamente da personale addetto all’accoglienza, all’indirizzamento ed alla osservazione degli spettatori, posto a disposizione dalle società organizzatrici della manifestazione sportiva.

4. La suddivisione in settori deve essere conforme ai regolamenti del C.O.N.I. e delle Federazioni sportive nazionali. Ogni settore deve avere almeno due uscite, servizi e sistemi di vie di uscita indipendenti chiaramente identificabili con segnaletica di sicurezza conforme alla vigente normativa e alle prescrizioni di cui alla direttiva 92/58/CEE del 24 giugno 1992. I settori per i posti in piedi devono avere una capienza non superiore a 500 spettatori.

5. Negli impianti all’aperto indicati nell’allegato al presente decreto, per quelli contrassegnati con un asterisco, non è necessario realizzare la suddivisione in settori; qualora tale suddivisione si renda necessaria per aspetti organizzativi e di pubblica sicurezza, i rispettivi settori devono essere realizzati con l’osservanza delle prescrizioni di cui al comma secondo del presente articolo (11).

(11) Articolo così sostituito dall’art. 7, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

8. Sistema di vie di uscita.

Zona riservata agli spettatori

L’impianto deve essere provvisto di un sistema organizzato di vie di uscita dimensionato in base alla capienza in funzione della capacità di deflusso ed essere dotato di almeno due uscite; il sistema di vie di uscita dalla zona spettatori deve essere indipendente da quello della zona di attività sportiva.

Deve essere previsto almeno un ingresso per ogni settore; qualora gli ingressi siano dotati di preselettori di fila la larghezza degli stessi non va computata nel calcolo delle uscite.

Deve essere sempre garantito l’esodo senza ostacoli dall’impianto.

La larghezza di ogni uscita e via d’uscita deve essere non inferiore a 2 moduli (1,20 m); la larghezza complessiva delle uscite deve essere dimensionata per una capacità di deflusso non superiore a 250 (1,20 m ogni 500 persone) per gli impianti all’aperto ed a 50 (1,20 m ogni 100 persone) per gli impianti al chiuso indipendentemente dalle quote; le vie d’uscita devono avere la stessa larghezza complessiva delle uscite dallo spazio riservato agli spettatori.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle porte inserite nel sistema di vie di uscita ed i relativi serramenti consentiti, si rimanda alle disposizioni del Ministero dell’Interno per i locali di pubblico spettacolo.

Il numero di uscite dallo spazio riservato agli spettatori per ogni settore o per ogni impianto non suddiviso in settori non deve essere inferiore a 2.

Per gli impianti al chiuso e per gli ambienti interni degli impianti all’aperto la lunghezza massima delle vie di uscita non deve essere superiore a 40 m o a 50 m se in presenza di idonei impianti di smaltimento dei fumi asserviti a impianti di rilevazione o segnalazione di incendi realizzati in conformità alle disposizioni di cui all’art. 17.

Dove sono previsti posti per portatori di handicap, su sedie a rotelle, di cui alla legge 9 gennaio 1989, n. 13, sull’abbattimento delle barriere architettoniche, il sistema delle vie di uscita e gli spazi calmi relativi devono essere conseguentemente dimensionati.

Gli spazi calmi devono essere realizzati con strutture e materiali congruenti con le caratteristiche di resistenza e reazione al fuoco richieste per le vie di esodo e devono essere raggiungibili con percorsi non superiori a 40 m, quando esiste possibilità di scelta fra due vie di esodo, in caso contrario tali percorsi devono essere non superiori a 30 m.

Le scale devono avere gradini a pianta rettangolare, con alzata e pedata costanti rispettivamente non superiori a 17 cm (alzata) e non inferiore a 30 cm (pedata); le rampe delle scale devono essere rettilinee, avere non meno di tre gradini e non più di 15; i pianerottoli devono avere la stessa larghezza delle scale senza allargamenti e restringimenti; sono consigliabili nei pianerottoli raccordi circolari che abbiano la larghezza radiale costante ed uguale a quella della scala.

Tutte le scale devono essere munite di corrimano sporgenti non oltre le tolleranze ammesse; le estremità di tali corrimano devono rientrare con raccordo nel muro stesso.

È ammessa la fusione di due rampe di scale in unica rampa, purché questa abbia la larghezza uguale alla somma delle due; per scale di larghezza superiore a 3 m la Commissione Provinciale di Vigilanza può prescrivere il corrimano centrale.

Le rampe senza gradini devono avere una pendenza massima del 12% con piani di riposo orizzontali profondi almeno 1,20 m ogni 10 metri di sviluppo della rampa.

Nessuna sporgenza o rientranza, oltre quelle ammesse dalle tolleranze, deve esistere nelle pareti per un altezza di 2 m dal piano di calpestio.

È ammesso l’uso di scale mobili e ascensori, ma non vanno computate nel calcolo delle vie d’uscita.

Zona di attività sportiva

Il sistema di vie d’uscita e le uscite dalla zona di attività sportiva devono avere caratteristiche analoghe a quelle della zona riservata agli spettatori.

8-bis. Aree di sicurezza e varchi.

1. Nel rispetto del dimensionamento e della finalità delle vie di uscita, oltre a quanto previsto dall’art. 8, devono essere realizzate, a cura della società utilizzatrice dell’impianto, in accordo con il proprietario dello stesso, aree di sicurezza in cui devono essere ammessi solo i titolari di regolare titolo di accesso all’impianto, così strutturate:

a) “area di massima sicurezza”, comprende l’impianto sportivo e l’area di servizio annessa, ove sono collocati i varchi di accesso all’impianto. Tale area deve essere delimitata a mezzo di elementi di separazione, in materiale incombustibile e conforme alla norma UNI 10121-2 o equivalenti;

b) “area riservata”, realizzata nell’àmbito dell’area di servizio esterna, di cui all’art. 2 del presente decreto, ed opportunamente recintata, all’interno della quale è consentito l’accesso esclusivamente agli aventi diritto. Tale area dovrà essere delimitata attraverso elementi di separazione fissi in materiale incombustibile e conformi alla norma UNI 10121-2 o equivalenti; è ammessa la separazione mediante elementi mobili in materiale incombustibile. Per consentire la separazione delle tifoserie all’interno dell’area riservata, la stessa deve essere divisa in settori, dei quali almeno uno riservato ai sostenitori della squadra ospite, di capienza non inferiore a quella minima stabilita dall’organizzazione sportiva per il settore corrispondente, delimitati a mezzo di elementi di separazione in materiale incombustibile e conforme alla norma UNI 10121-2 o equivalenti.

2. Il numero dei varchi di ingresso presenti lungo la delimitazione dell’area di massima sicurezza deve essere proporzionato alla capienza del settore a cui danno accesso e comunque in ragione di almeno un varco ogni 750 spettatori, in modo da consentire il completamento delle operazioni di afflusso degli spettatori in un arco temporale non superiore ad un’ora e mezza prima dell’inizio della manifestazione sportiva, compresi i tempi necessari all’effettuazione dei controlli di sicurezza e di verifica della regolarità del titolo di accesso. Tali varchi di ingresso devono essere contrassegnati con lettere o numeri progressivi ben visibili dall’esterno ed analoghi a quelli che saranno riportati sul titolo di accesso all’impianto.

3. I varchi di ingresso all’area di massima sicurezza devono essere dotati di preselettori di incanalamento tali da evitare pressioni nella fase di obliterazione del titolo di accesso con corsia di ritorno per gli spettatori non abilitati all’ingresso, nonché di tornelli “a tutta altezza” che permettono l’accesso ad una sola persona per volta, tramite lo sblocco del meccanismo di rotazione da attivarsi successivamente all’avvenuta verifica della regolarità del titolo di accesso.

4. I tornelli devono essere realizzati secondo regole di buona tecnica, devono essere invalicabili se bloccati alla rotazione, in modo da non rendere possibili fenomeni di violenza, anche organizzata, da parte di soggetti che non siano in possesso di un titolo valido.

5. I varchi di ingresso dotati di preselettori e di tornelli devono essere separati e indipendenti dal sistema di vie d’uscita di cui all’art. 8 e le biglietterie, quando ammesse, devono essere ubicate fuori dell’area riservata.

6. Il sistema di afflusso degli spettatori, come delineato ai commi 2, 3, 4 e 5 è comunque sottoposto alla preventiva approvazione del questore della provincia (12).

(12) Articolo aggiunto dall’art. 8, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

9. Distribuzione interna.

I percorsi di smistamento non possono avere larghezza inferiore a 1,20 m e servire più di 20 posti per fila e per parte; ogni 15 file di gradoni deve essere realizzato un passaggio, parallelo alle file stesse, di larghezza non inferiore a 1,20 m; è consentito non prevedere tali passaggi quando i percorsi di smistamento adducono direttamente alle vie di uscita.

I gradoni per posti a sedere devono avere una pedata non inferiore a 0,60 m; il rapporto tra pedata ed alzata dei gradoni deve essere non inferiore a 1,2; possono essere previsti sedili su piani orizzontali o inclinati con pendenza non superiore al 12%.

Le aree riservate ai posti in piedi devono essere delimitate da barriere frangifolla longitudinali e trasversali con un massimo di 500 spettatori per area; i posti in piedi possono essere realizzati in piano o su piani inclinati con pendenza non superiore al 12% o su gradoni con alzata non superiore a 0,25 m.

I percorsi di smistamento devono essere rettilinei; i gradini delle scale di smistamento devono essere a pianta rettangolare con una alzata non superiore a 25 cm e una pedata non inferiore a 23 cm; il rapporto tra pedata e alzata deve essere superiore a 1,2; è ammessa la variabilità graduale dell’alzata e della pedata tra un gradino e il successivo in ragione della tolleranza del 2%.

Tra due rampe consecutive è ammessa una variazione di pendenza a condizione che venga interposto un piano di riposo della stessa larghezza della scala di smistamento, profondo almeno m 1,20, fermo restando i limiti dimensionali dei gradini ed il rapporto tra pedata e alzata.

10. Servizi di supporto della zona spettatori.

I servizi igienici della zona spettatori devono essere separati per sesso e costituiti dai gabinetti e dai locali di disimpegno; ogni gabinetto deve avere porta apribile verso l’esterno e accesso da apposito locale di disimpegno (anti WC) eventualmente a servizio di più locali WC, nel quale devono essere installati gli orinatoi per i servizi uomini ed almeno un lavabo; almeno una fontanella di acqua potabile deve essere ubicata all’esterno dei servizi igienici.

La dotazione minima per impianti con capienza inferiore a 500 spettatori deve essere di almeno un gabinetto per gli uomini e un gabinetto per le donne ogni 250 spettatori; negli altri casi la zona spettatori deve essere dotata di servizi igienici proporzionati in ragione di un gabinetto e due orinatoi ogni 500 uomini e di due gabinetti ogni 500 donne considerando il rapporto uomini/donne: uno negli impianti al chiuso e due in quelli all’aperto.

I servizi igienici, devono essere ubicati ad una distanza massima di 50 metri dalle uscite dallo spazio riservato agli spettatori, e il dislivello tra il piano di calpestio di detto spazio ed il piano di calpestio dei servizi igienici non deve essere superiore a 6 metri; l’accesso ai servizi igienici non deve intralciare i percorsi di esodo del pubblico.

Nei servizi igienici deve essere garantita una superficie di aerazione naturale non inferiore ad un ottavo della superficie lorda dei medesimi, in caso contrario deve essere previsto un sistema di ventilazione artificiale tale da assicurare un ricambio non inferiore a 5 volumi ambiente per ora.

I servizi igienici devono essere segnalati sia nella zona spettatori che nell’area di servizio annessa dell’impianto.

Negli impianti sportivi con capienza superiore a 10.000 spettatori deve essere previsto un posto di pronto soccorso ogni 10.000 spettatori; nel caso in cui l’impianto sia suddiviso in settori di capienza inferiore a 10.000 spettatori, per ogni settore deve essere garantito l’accesso al posto di pronto soccorso. Negli impianti con capienza inferiore a 10.000 spettatori, il posto di pronto soccorso, che comunque deve essere previsto, può essere adibito anche ad altri usi compatibili dal punto di vista sanitario.

Ogni posto di pronto soccorso deve essere dotato di un telefono, di un lavabo, di acqua potabile, di un lettino con sgabelli, di una scrivania con sedia e di quanto previsto dalla vigente normativa in materia.

I posti di pronto soccorso devono essere ubicati in agevole comunicazione con la zona spettatori e devono essere serviti dalla viabilità esterna all’impianto.

Negli impianti sportivi con capienza superiore a 10.000 spettatori è necessario, in occasione delle manifestazioni, prevedere almeno un presìdio medico e l’ambulanza in corrispondenza di un pronto soccorso.

Il pronto soccorso deve essere segnalato nella zona spettatori, lungo il sistema di vie d’uscita e nell’area di pertinenza dell’impianto.

Le disposizioni di cui al presente articolo possono essere integrate nell’ambito di un piano generale dei servizi medici e sanitari, prescritti dalle autorità preposte in base alle caratteristiche dell’impianto ed in relazione alle singole manifestazioni alle quali l’impianto stesso è destinato.

11. Spogliatoi.

Gli spogliatoi per atleti e arbitri e i relativi servizi devono essere conformi per numero e dimensioni ai regolamenti o alle prescrizioni del C.O.N.I. e delle Federazioni Sportive Nazionali relative alle discipline previste nella zona di attività sportiva.

Gli spogliatoi devono avere accessi separati dagli spettatori durante le manifestazioni ed i relativi percorsi di collegamento con la zona esterna e con lo spazio di attività sportiva devono essere delimitati e separati dal pubblico.

12. Manifestazioni occasionali.

È ammessa l’utilizzazione degli impianti sportivi anche per lo svolgimento di manifestazioni occasionali a carattere non sportivo, a condizione che vengano rispettate le destinazioni e le condizioni d’uso delle varie zone dell’impianto, secondo quanto previsto ai precedenti articoli.

Nel caso in cui le zone spettatori siano estese alla zona di attività sportiva o comunque siano ampliate rispetto a quelle normalmente utilizzate per l’impianto sportivo, la capienza, la distribuzione interna e il dimensionamento delle vie di uscita devono rispondere alle prescrizioni di cui ai precedenti articoli per gli impianti all’aperto, mentre per gli impianti al chiuso la capacità di deflusso delle diverse zone dell’impianto deve essere commisurata ai parametri stabiliti dalle disposizioni vigenti per i locali di pubblico spettacolo (13).

Per manifestazioni sportive occasionali non allestite in impianti sportivi permanenti la scelta dell’ubicazione deve perseguire l’obiettivo di garantire la sicurezza degli spettatori e dei praticanti l’attività sportiva secondo i princìpi stabiliti nel presente decreto.

Il progetto relativo alla sistemazione della zona spettatori e della zona di attività sportiva deve essere sottoposto dal titolare dell’attività al parere preventivo degli organi di vigilanza, secondo quanto previsto dall’art. 3.

(13) Comma così modificato dall’art. 9, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

13. Coperture pressostatiche.

L’impiego di coperture pressostatiche è consentito negli impianti ove è prevista la presenza di spettatori, praticanti e addetti in numero non superiore a 50 persone; tali coperture devono essere realizzate con materiali aventi classe di reazione al fuoco non superiore a 2, ed omologati ai sensi del Decreto del Ministro dell’Interno 26 giugno 1984; devono essere previsti adeguati sostegni in grado di impedire il rischio del repentino abbattimento in caso di caduta di pressione; in alternativa possono essere installati dispositivi di allarme sonoro e luminoso che comunichino ai presenti eventuali anomalie, abbassamenti della pressione e/o carichi di vento o di neve superiori ai limiti di progetto della zona in esame.

Il sistema di illuminazione, ove sospeso alla copertura, deve essere munito di idonei dispositivi di protezione e sicurezza contro la caduta accidentale.

Devono inoltre essere previste almeno due uscite di larghezza non inferiore a m 1,20, detti varchi devono essere opportunamente intelaiati e controventati per evitare, in caso di caduta del pallone, l’ostruzione dell’uscita.

Deve essere prodotto annualmente al Comune, un certificato di idoneità statica a firma di tecnico abilitato attestante l’avvenuta verifica del materiale di copertura e dei dispositivi di cui al comma precedente.

14. Piscine.

Lo spazio di attività sportiva di una piscina è costituito dalle vasche e dalle superfici calpestabili a piedi nudi ad esse circostanti, definite aree di bordo vasca; l’area di bordo vasca deve essere realizzata in piano, con pendenza non superiore al 3%, in materiale antisdrucciolevole, avere larghezza non inferiore a 1,50 m e superficie complessiva non inferiore al 50% di quella della vasca.

La densità di affollamento di una piscina deve essere calcolata nella misura di 2 m² di specchio d’acqua per ogni bagnante.

Il servizio di salvataggio deve essere disimpegnato da un assistente bagnante quando il numero di persone contemporaneamente presenti nello spazio di attività è superiore alle 20 unità o in vasche con specchi d’acqua di superficie superiore a 50 m². Detto servizio deve essere disimpegnato da almeno due assistenti bagnanti per vasche con specchi d’acqua di superficie superiore a 400 m².

Nel caso di vasche adiacenti e ben visibili tra loro il numero degli assistenti bagnanti va calcolato sommando le superfici delle vasche ed applicando successivamente il rapporto assistenti bagnanti/superfici d’acqua in ragione di 1 ogni 500 m².

Per vasche oltre 1.000 m² dovrà essere aggiunto un assistente bagnante ogni 500 m².

Per assistente bagnante si intende una persona addetta al servizio di salvataggio e primo soccorso abilitata dalla sezione salvamento della Federazione Italiana Nuoto ovvero munita di brevetto di idoneità per i salvataggi in mare rilasciato da società autorizzata dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione.

Durante l’addestramento di nuotatori il servizio di assistenza agli stessi può essere svolto dall’istruttore o allenatore in possesso di detta abilitazione della Federazione Italiana Nuoto.

15. Strutture, finiture ed arredi.

Ai fini del dimensionamento strutturale dei complessi ed impianti sportivi deve essere assunto un valore non inferiore a 1,2 per il coefficiente di protezione sismica con riferimento al Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 24 gennaio 1986 «Norme tecniche relative alle costruzioni sismiche» e successive modificazioni ed integrazioni.

I requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali dei locali di cui al presente decreto, vanno valutati secondo le prescrizioni e le modalità di prova stabilite nella circolare del Ministero dell’Interno n. 91 del 14 settembre 1961 prescindendo dal tipo di materiale costituente l’elemento strutturale stesso (ad esempio calcestruzzo, laterizi, acciaio, legno massiccio, legno lamellare, elementi compositi).

Il dimensionamento degli spessori e delle protezioni da adottare per i vari tipi dei suddetti materiali, nonché la classificazione dei locali stessi secondo il carico d’incendio, vanno determinati con le tabelle e con le modalità specificate nella circolare n. 91 sopracitata e nel Decreto del Ministro dell’Interno 6 marzo 1986 «Calcolo del carico di incendio per locali aventi strutture portanti in legno».

Negli impianti al chiuso e per gli ambienti interni degli impianti all’aperto le caratteristiche di reazione al fuoco dei materiali impiegati devono essere le seguenti:

a) negli atri, nei corridoi di disimpegno, nelle scale, nelle rampe e nei passaggi in genere, è consentito l’impiego di materiali di classe 1 in ragione del 50% massimo della loro superficie totale (pavimenti + pareti + soffitti + proiezione orizzontale delle scale). Per la restante parte deve essere impiegato materiale di classe 0 (non combustibile);

b) in tutti gli altri ambienti è consentito che i materiali di rivestimento dei pavimenti siano di classe 2 e che i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce e gli altri materiali di rivestimento siano di classe 1;

c) ferme restando le limitazioni previste alla precedente lettera a) è consentita l’installazione di controsoffitti nonché di materiali di rivestimento posti non in aderenza agli elementi costruttivi, purché abbiano classe di reazione al fuoco non superiore a 1 e siano omologati tenendo conto delle effettive condizioni di impiego anche in relazione alle possibili fonti di innesco.

In ogni caso le poltrone e gli altri mobili imbottiti debbono essere di classe di reazione al fuoco 1 IM, mentre i sedili non imbottiti e non rivestiti, costituiti da materiali rigidi combustibili, devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 2.

I materiali di cui ai precedenti capoversi debbono essere omologati ai sensi del Decreto del Ministro dell’Interno 26 giugno 1984 (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 234 del 25 agosto 1984).

Le pavimentazioni delle zone dove si praticano le «attività sportive», all’interno degli impianti sportivi, sono da considerare attrezzature sportive e quindi non necessitano di classificazione ai fini della reazione al fuoco; non è consentita la posa in opera di cavi elettrici o canalizzazioni che possono provocare l’insorgere o il propagarsi di incendi all’interno di eventuali intercapedini realizzate al di sotto di tali pavimentazioni.

Negli impianti al chiuso, nel caso in cui le zone spettatori siano estese alle zone di attività sportiva, la classificazione della pavimentazione ai fini della reazione al fuoco è comunque necessaria.

Le citate pavimentazioni, se in materiale combustibile, vanno ovviamente computate nel carico d’incendio ai fini della valutazione dei requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali degli impianti sportivi.

Qualora vengano previsti effettivi accorgimenti migliorativi delle condizioni globali di sicurezza dei locali, rispetto a quanto previsto dalle norme di cui al presente articolo, quali efficaci sistemi di smaltimento dei fumi asserviti ad impianti automatici di rivelazione incendio e/o impianto automatico di spegnimento a pioggia, potrà consentirsi l’impiego di materiali di classe di reazione al fuoco 1, 2 e 3 in luogo delle classi 0, 1 e 2 precedentemente indicate, con esclusione dei tendaggi, dei controsoffitti e dei materiali posti non in aderenza agli elementi costruttivi per i quali è ammessa esclusivamente la classe 1, e dei sedili per i quali è ammessa esclusivamente la classe 1 IM e 2.

I lucernari debbono avere vetri retinati oppure costruiti in vetrocemento o con materiali combustibili di classe 1 di reazione al fuoco. È consentito l’impiego del legno per i serramenti esterni ed interni.

16. Depositi.

I locali, di superficie non superiore a 25 m², destinati a deposito di materiale combustibile, possono essere ubicati a qualsiasi piano dell’impianto; le strutture di separazione e le porte devono possedere caratteristiche almeno REI 60 ed essere munite di dispositivo di autochiusura. Il carico di incendio deve essere limitato a 30 kg/m². La ventilazione naturale non deve essere inferiore a 1/40 della superficie in pianta. Ove non sia possibile raggiungere per l’aerazione naturale il rapporto di superficie predetto, è ammesso il ricorso all’aerazione meccanica con portata di due ricambi orari, da garantire anche in situazioni di emergenza, purché sia assicurata una superficie di aerazione naturale pari al 25% di quella prevista. In prossimità delle porte di accesso al locale deve essere installato un estintore di capacità estinguente non inferiore a 21 A.

I locali, di superficie superiore a 25 m² destinati al deposito di materiale combustibile, possono essere ubicati all’interno dell’edificio ai piani fuori terra o al 1° e 2° interrato. La superficie massima lorda di ogni singolo locale non deve essere superiore a 1.000 m² per i piani fuori terra e a 500 m² per i piani 1° e 2° interrato. Le strutture di separazione e le porte di accesso, dotate di dispositivo di autochiusura, devono possedere caratteristiche almeno REI 90. Deve essere installato un impianto automatico di rivelazione ed allarme incendio. Il carico di incendio deve essere limitato a 50 kg/m²; qualora sia superato tale valore, il deposito deve essere protetto con impianto di spegnimento automatico.

L’aerazione deve essere pari a 1/40 della superficie in pianta del locale. Ad uso di ogni locale deve essere previsto almeno un estintore di capacità estinguente non inferiore a 21 A, ogni 150 m² di superficie.

Per i dispositivi con superficie superiore a 500 m², se ubicati a piani fuori terra, e 25 m², se ubicati ai piani interrati, le comunicazioni con gli ambienti limitrofi devono avvenire tramite disimpegno ad uso esclusivo realizzato con strutture resistenti al fuoco e munito di porte aventi caratteristiche almeno REI 60.

Qualora detto disimpegno sia a servizio di più locali deposito, lo stesso deve essere aerato direttamente verso l’esterno.

I depositi di sostanze infiammabili devono essere ubicati al di fuori del volume del fabbricato. È consentito detenere all’interno del volume dell’edificio in armadi metallici, dotati di bacino di contenimento, prodotti liquidi infiammabili strettamente necessari per le esigenze igienicosanitarie.

17. Impianti tecnici.

Impianti elettrici

Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità alla legge 1° marzo 1968, n. 186 (Gazz. Uff. 23 marzo 1968, n. 77). La rispondenza alle vigenti norme di sicurezza deve essere attestata con la procedura di cui alla legge 5 marzo 1990, n. 46, e successivi regolamenti di applicazione.

In particolare, ai fini della prevenzione degli incendi, gli impianti elettrici:

– non devono costituire causa primaria di incendio o di esplosione;

– non devono fornire alimento o via privilegiata di propagazione degli incendi. Il comportamento al fuoco della membratura deve essere compatibile con la specifica destinazione d’uso dei singoli locali;

– devono essere suddivisi in modo che un eventuale guasto non provochi la messa fuori servizio dell’intero sistema (utenza);

– devono disporre di apparecchi di manovra ubicati in posizioni «protette» e devono riportare chiare indicazioni dei circuiti cui si riferiscono.

Il sistema utenza deve disporre dei seguenti impianti di sicurezza:

a) illuminazione;

b) allarme;

c) rilevazione;

d) impianti di estinzione incendi.

L’alimentazione di sicurezza deve essere automatica ad interruzione breve (< 0,5 sec) per gli impianti di segnalazione, allarme ed illuminazione e ad interruzione media (< 15 sec) per gli impianti idrici antincendio.

Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo automatico e tale da consentire la ricarica completa entro 12 ore.

L’autonomia dell’alimentazione di sicurezza deve consentire lo svolgimento in sicurezza del soccorso e dello spegnimento per il tempo necessario; in ogni caso l’autonomia minima viene stabilita per ogni impianto come segue:

– segnalazione e allarme: 30 minuti;

– illuminazione di sicurezza: 60 minuti;

– impianti idrici antincendio: 60 minuti.

Gli impianti al chiuso, quelli all’aperto per i quali è previsto l’uso notturno e gli ambienti interni degli impianti sportivi all’aperto, devono essere dotati di un impianto di illuminazione di sicurezza.

L’impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio lungo le vie di uscita; sono ammesse singole lampade con alimentazione autonoma che assicurino il funzionamento per almeno 1 ora.

Il quadro elettrico generale deve essere ubicato in posizione facilmente accessibile, segnalata e protetta dall’incendio per consentire di porre fuori tensione l’impianto elettrico dell’attività.

Impianti di riscaldamento e condizionamento

Per gli impianti di produzione del calore e di condizionamento si rimanda alle specifiche norme del Ministero dell’Interno.

È vietato utilizzare elementi mobili alimentati da combustibile solido, liquido o gassoso, per il riscaldamento degli ambienti.

Impianto di rilevazione e segnalazione degli incendi

Negli impianti al chiuso, con numero di spettatori superiore a 1.000 e negli ambienti interni degli impianti all’aperto con numero di spettatori superiore a 5.000, deve essere prevista l’installazione di un impianto fisso di rivelazione e segnalazione automatica degli incendi in grado di rivelare e segnalare a distanza un princìpio di incendio che possa verificarsi nell’ambito dell’attività.

La segnalazione di allarme proveniente da uno qualsiasi dei rivelatori utilizzati deve sempre determinare una segnalazione ottica ed acustica di allarme incendio nella centrale di controllo e segnalazione, che deve essere ubicata in ambiente presidiato.

Impianto di allarme

Gli impianti al chiuso devono essere muniti di un impianto di allarme acustico in grado di avvertire i presenti delle condizioni di pericolo in caso di incendio.

I dispositivi sonori devono avere caratteristiche e sistemazione tali da poter segnalare il pericolo a tutti gli occupanti dell’impianto sportivo o delle parti di esso coinvolte dall’incendio; il comando del funzionamento simultaneo dei dispositivi sonori deve essere posto in ambiente presidiato, può inoltre essere previsto un secondo comando centralizzato ubicato in un locale distinto dal precedente che non presenti particolari rischi di incendio.

Il funzionamento del sistema di allarme deve essere garantito anche in assenza di alimentazione elettrica principale, per un tempo non inferiore a 30 minuti.

Mezzi ed impianti di estinzione degli incendi

Estintori

Tutti gli impianti sportivi devono essere dotati di un adeguato numero di estintori portatili.

Gli estintori devono essere distribuiti in modo uniforme nell’area da proteggere, ed è comunque necessario che alcuni si trovino:

– in prossimità degli accessi;

– in vicinanza di aree di maggior pericolo.

Gli estintori devono essere ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile; appositi cartelli segnalatori devono facilitarne l’individuazione, anche a distanza.

Gli estintori portatili devono avere capacità estinguente non inferiore a 13 A – 89 B; a protezione di aree ed impianti a rischio specifico devono essere previsti estintori di tipo idoneo.

Impianto idrico antincendio

Gli idranti ed i naspi, correttamente corredati, devono essere:

– distribuiti in modo da consentire l’intervento in tutte le aree dell’attività;

– collocati in ciascun piano negli edifici a più piani;

– dislocati in posizione accessibile e visibile;

– segnalati con appositi cartelli che ne agevolino l’individuazione a distanza.

Gli idranti ed i naspi non devono essere posti all’interno delle scale in modo da non ostacolare l’esodo delle persone. In presenza di scale a prova di fumo interne, al fine di agevolare l’intervento dei Vigili del Fuoco, gli idranti devono essere ubicati all’interno dei filtri a prova di fumo.

Gli impianti al chiuso con numero di spettatori superiore a 100 e fino a 1.000 devono essere almeno dotati di naspi DN 20; ogni naspo deve essere corredato da una tubazione semirigida realizzata a regola d’arte.

I naspi possono essere collegati alla normale rete idrica, purché questa sia in grado di alimentare, in ogni momento, contemporaneamente, oltre all’utenza normale, i due naspi ubicati in posizione idraulicamente più sfavorevole, assicurando a ciascuno di essi una portata non inferiore a 35 l/min ed una pressione non inferiore a 1,5 bar, quando sono entrambi in fase di scarica.

L’alimentazione deve assicurare un’autonomia non inferiore a 30 min. Qualora la rete idrica non sia in grado di assicurare quanto sopra descritto, deve essere predisposta un’alimentazione di riserva, capace di fornire le medesime prestazioni.

Gli impianti al chiuso con numero di spettatori superiore a 1.000 e quelli all’aperto con numero di spettatori superiore a 5.000 devono essere dotate di una rete idranti DN 45. Ogni idrante deve essere corredato da una tubazione flessibile realizzata a regola d’arte.

L’impianto idrico antincendio per idranti deve essere costituito da una rete di tubazioni, realizzata preferibilmente ad anello, con colonne montanti disposte nei vani scala; da ciascuna montante, in corrispondenza di ogni piano, deve essere derivato, con tubazioni di diametro interno non inferiore a 40 mm, un attacco per idranti DN 45; la rete di tubazioni deve essere indipendente da quella dei servizi sanitari. Le tubazioni devono essere protette dal gelo, da urti e qualora non metalliche dal fuoco.

L’impianto deve avere caratteristiche idrauliche tali da garantire una portata minima di 360 l/min per ogni colonna montante e nel caso di più colonne, il funzionamento contemporaneo di almeno due. Esso deve essere in grado di garantire l’erogazione ai 3 idranti in posizione idraulica più sfavorita, assicurando a ciascuno di essi una portata non inferiore a 120 l/min con una pressione al bocchello di 2 bar.

L’alimentazione deve assicurare un’autonomia di almeno 60 min.

L’impianto deve essere alimentato normalmente dall’acquedotto pubblico.

Qualora l’acquedotto non garantisca la condizione di cui al punto precedente, dovrà essere realizzata una riserva idrica di idonea capacità.

Il gruppo di pompaggio di alimentazione della rete antincendio deve essere realizzato da elettropompa con alimentazione elettrica di riserva (gruppo elettrogeno ad azionamento automatico) o da una motopompa con avviamento automatico.

Negli impianti sportivi al chiuso con capienza superiore a 4.000 spettatori e in quelli all’aperto con capienza superiore a 10.000 spettatori deve essere prevista l’installazione all’esterno, in posizione accessibile ed opportunamente segnalata, di almeno un idrante DN 70 da utilizzare per il rifornimento dei mezzi dei Vigili del Fuoco. Tale idrante dovrà assicurare una portata non inferiore a 460 l/min per almeno 60 min.

18. Dispositivi di controllo degli spettatori.

Negli impianti con capienza superiore a 10.000 spettatori all’aperto e 4.000 al chiuso, in occasione di manifestazioni sportive, deve essere previsto un impianto televisivo a circuito chiuso che consenta, da un locale appositamente predisposto e presidiato, l’osservazione della zona spettatori e dell’area di servizio annessa all’impianto e dei relativi accessi, con registrazione delle relative immagini. Detto locale deve essere posizionato in una zona dell’impianto sportivo da cui sia possibile avere una visione complessiva, totale e diretta della zona di attività sportiva e della zona spettatori (14).

L’impianto deve consentire il riconoscimento del singolo spettatore anche per le manifestazioni che si tengono in orari notturni.

L’impianto di videosorveglianza di cui al comma primo deve essere conforme alle disposizioni del D.M. 6 giugno 2005 del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri per i beni e le attività culturali e dell’innovazione e tecnologie, adottato in attuazione dell’art. 1-quater, comma 6, del decreto-legge 24 febbraio 2003, n. 28, convertito dalla legge 24 aprile 2003, n. 88 (15).

Il Prefetto ha la facoltà di imporre l’adozione dei dispositivi di cui al comma precedente in tutti gli impianti in cui ne ravvisi la necessità sentito il parere della Commissione Provinciale di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo.

(14) Comma così sostituito dall’art. 10, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

(15) Comma aggiunto dall’art. 10, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

19. Gestione della sicurezza antincendio.

1. I criteri in base ai quali deve essere organizzata e gestita la sicurezza antincendio sono enunciati negli specifici punti del D.M. 10 marzo 1998 del Ministro dell’interno di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, recante «Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro».

2. Il titolare dell’impianto o complesso sportivo, ovvero, la società utilizzatrice, per gli impianti di capienza superiore ai 10.000 posti ove si disputino incontri di calcio, sono rispettivamente responsabili del mantenimento delle condizioni di sicurezza. Il titolare o il legale rappresentante possono avvalersi di una persona appositamente incaricata, che deve essere presente durante l’esercizio dell’attività sportiva e nelle fasi di afflusso e di deflusso degli spettatori.

3. I soggetti di cui al comma secondo, per la corretta gestione della sicurezza, devono curare la predisposizione di un piano finalizzato al mantenimento delle condizioni di sicurezza, al rispetto dei divieti, delle limitazioni e delle condizioni di esercizio ed a garantire la sicurezza delle persone in caso di emergenza.

4. Il piano di cui al comma terzo deve tener conto delle specifiche prescrizioni imposte dalla Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e deve:

a) disciplinare le attività di controllo per prevenire gli incendi;

b) prevedere l’istruzione e la formazione del personale addetto alla struttura, comprese le esercitazioni sull’uso dei mezzi antincendio e sulle procedure di evacuazione in caso di emergenza;

c) contemplare le informazioni agli spettatori ed agli atleti sulle procedure da seguire in caso di incendio o altra emergenza;

d) garantire il funzionamento, durante le manifestazioni, dei dispositivi di controllo degli spettatori di cui all’art. 18;

e) garantire la perfetta fruibilità e funzionalità delle vie di esodo;

f) garantire la manutenzione e l’efficienza dei mezzi e degli impianti antincendio;

g) garantire la manutenzione e l’efficienza o la stabilità delle strutture fisse o mobili della zona di attività sportiva e della zona spettatori;

h) garantire la manutenzione e l’efficienza degli impianti;

i) contenere l’indicazione delle modalità per fornire assistenza e collaborazione ai Vigili del fuoco ed al personale adibito al soccorso in caso di emergenza;

l) prevedere l’istituzione di un registro dei controlli periodici ove annotare gli interventi di manutenzione ed i controlli relativi all’efficienza degli impianti elettrici, dell’illuminazione di sicurezza, dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio specifico e dell’osservanza della limitazione dei carichi di incendio nei vari ambienti dell’attività ove tale limitazione è imposta. In tale registro devono essere annotati anche i dati relativi alla formazione del personale addetto alla struttura. Il registro deve essere mantenuto costantemente aggiornato ed esibito ad ogni richiesta degli organi di vigilanza.

5. La segnaletica di sicurezza deve essere conforme al decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 493, e consentire, in particolare, la individuazione delle vie di uscita, dei servizi di supporto, dei posti di pronto soccorso, nonché dei mezzi e impianti antincendio. Appositi cartelli devono indicare le prime misure di pronto soccorso. All’ingresso dell’impianto o complesso sportivo devono essere esposte, bene in vista, precise istruzioni relative al comportamento del personale e del pubblico in caso di sinistro ed una planimetria generale per le squadre di soccorso che indichi la posizione:

a) delle scale e delle vie di esodo;

b) dei mezzi e degli impianti di estinzione disponibili;

c) dei dispositivi di arresto degli impianti di distribuzione del gas e dell’elettricità;

d) del dispositivo di arresto del sistema di ventilazione;

e) del quadro generale del sistema di rilevazione e di allarme;

f) degli impianti e dei locali che presentano un rischio speciale;

g) degli spazi calmi.

6. A ciascun piano deve essere esposta una planimetria d’orientamento, in prossimità delle vie di esodo. La posizione e la funzione degli spazi calmi deve essere adeguatamente segnalata.

In prossimità dell’uscita dallo spazio riservato agli spettatori, precise istruzioni, esposte bene in vista, devono indicare il comportamento da tenere in caso di incendio e devono essere accompagnate da una planimetria semplificata del piano, che indichi schematicamente la posizione in cui sono esposte le istruzioni rispetto alle vie di esodo. Le istruzioni devono attirare l’attenzione sul divieto di usare gli ascensori in caso di incendio.

7. Oltre alle misure specifiche finalizzate al mantenimento delle prescritte condizioni di sicurezza, stabilite secondo i criteri innanzi indicati, deve essere predisposto e tenuto aggiornato un piano di emergenza, che deve indicare, tra l’altro:

a) l’organigramma del servizio di sicurezza preposto alla gestione dell’emergenza, con indicazione dei nominativi e delle relative funzioni;

b) le modalità delle comunicazioni radio e/o telefoniche tra il personale addetto alla gestione dell’emergenza, nonché quelle previste per il responsabile interno della sicurezza ed i rappresentanti delle Forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco e degli enti di soccorso sanitario;

c) le azioni che il personale addetto deve mettere in atto in caso di emergenza;

d) le procedure per l’esodo del pubblico.

Il piano di emergenza deve essere aggiornato in occasione di ogni utilizzo dell’impianto per manifestazioni temporanee ed occasionali diverse da quelle ordinariamente previste al suo interno.

8. Per il necessario coordinamento delle operazioni da effettuare in situazioni di emergenza, deve essere predisposto un apposito centro di gestione delle emergenze istituito rispettivamente nei locali di cui all’art. 4, comma terzo, ed all’art. 19-ter, comma terzo, lettera a).

Negli impianti sportivi con oltre 4.000 spettatori al chiuso e 10.000 spettatori all’aperto il centro di gestione delle emergenze deve essere previsto in apposito locale costituente compartimento antincendio e dotato di accesso diretto dall’esterno a cielo libero. Il centro deve essere dotato di strumenti idonei per ricevere e trasmettere comunicazioni agli addetti al servizio antincendio su tutte le aree dell’impianto ed all’esterno, nonché di impianto di diffusione sonora mediante altoparlanti in modo da consentire la possibilità di diffondere comunicati per il pubblico.

Lo stesso centro di gestione deve essere inoltre dotato di apparati ricetrasmittenti in numero congruo per le dotazioni dei rappresentanti delle Forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco e degli enti di soccorso sanitario.

All’interno dei locali destinati al centro di gestione e controllo devono essere installate le centrali di controllo e segnalazione degli impianti di videosorveglianza e di sicurezza antincendio, nonché quant’altro ritenuto necessario alla gestione delle emergenze.

All’interno del centro di gestione delle emergenze devono essere custodite le planimetrie dell’intera struttura riportanti l’ubicazione delle vie di uscita, dei mezzi e degli impianti di estinzione e dei locali a rischio specifico, gli schemi funzionali degli impianti tecnici con l’indicazione dei dispositivi di arresto, il piano di emergenza, l’elenco completo del personale, i numeri telefonici necessari in caso di emergenza, ed ogni altra indicazione necessaria.

Il centro di gestione delle emergenze deve essere presidiato durante l’esercizio delle manifestazioni sportive da personale all’uopo incaricato, e possono accedere il personale responsabile della gestione dell’emergenza, gli appartenenti alle Forze dell’ordine ed ai Vigili del fuoco (16).

(16) Articolo così sostituito dall’art. 11, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

19-bis. Gestione della sicurezza antincendio di complessi sportivi multifunzionali.

1. I complessi sportivi multifunzionali hanno l’obbligo di istituire l’unità gestionale, cui compete il coordinamento di tutti gli adempimenti attinenti la gestione della sicurezza antincendio previsti dalle vigenti disposizioni di legge.

2. Per tali complessi deve essere individuato il titolare, responsabile della gestione della sicurezza antincendio dell’intero complesso, ai fini dell’attuazione degli adempimenti di cui al presente decreto e di ogni altra disposizione vigente in materia.

3. Il titolare esercita anche attività di coordinamento dei responsabili di altre specifiche attività all’interno dello stesso complesso, a carico dei quali restano comunque le incombenze gestionali ed organizzative specifiche delle singole attività.

4. Specifici adempimenti gestionali possono essere delegati ai titolari di attività diverse. In tal caso dovranno essere formalizzate le dichiarazioni congiunte di delega ed accettazione, da prodursi ai competenti organi di vigilanza.

5. Il titolare, ai fini dell’attuazione degli adempimenti gestionali previsti dal presente articolo, può avvalersi di una persona appositamente incaricata, o di un suo sostituto preventivamente designato, che deve essere sempre presente durante l’esercizio del complesso, ivi comprese le fasi di afflusso e deflusso degli spettatori, con funzioni di responsabile interno della sicurezza.

6. Il piano di emergenza generale di cui all’art. 19, comma 7, deve essere coordinato con quelli specifici riguardanti singole attività del piano stesso, in modo da garantire l’organicità degli adempimenti e delle procedure.

7. In caso di esercizio parziale del complesso devono essere predisposte pianificazioni di emergenza corrispondenti alle singole configurazioni di effettivo utilizzo e congruenti con queste (17).

(17) Articolo aggiunto dall’art. 12, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

19-ter. Gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica all’interno degli impianti dove si disputano incontri di calcio.

1. Per ciascun impianto di capienza superiore ai 10.000 posti ove si disputino incontri di calcio, è istituito il Gruppo operativo sicurezza, di seguito denominato G.O.S., coordinato da un funzionario di Polizia designato dal questore e composto:

a) da un rappresentante dei Vigili del fuoco;

b) dal responsabile del mantenimento delle condizioni di sicurezza dell’impianto della società sportiva;

c) da un rappresentante del Servizio sanitario;

d) da un rappresentante dei Vigili urbani;

e) dal responsabile del pronto intervento strutturale ed impiantistico all’interno dello stadio;

f) da un rappresentante della squadra ospite (eventuale);

g) da eventuali altri rappresentanti, la cui presenza è ritenuta necessaria.

2. Il G.O.S., che si riunirà periodicamente per gli aspetti di carattere generale e, in ogni caso, alla vigilia degli incontri, avrà cura di:

a) verificare la predisposizione di tutte le misure organizzative dell’evento, anche in relazione ad eventuali prescrizioni imposte;

b) vigilare sulla corretta attuazione del piano finalizzato al mantenimento delle condizioni di sicurezza, redatto dalla società utilizzatrice;

c) adottare le iniziative necessarie a superare contingenti situazioni di criticità, fatte salve le direttive in materia di ordine e sicurezza pubblica emanate dal questore della provincia.

3. Al fine di creare condizioni ambientali ottimali per il regolare svolgimento dell’evento e la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, in ciascun impianto di capienza superiore ai 10.000 posti ove si disputino incontri di calcio, a cura della società utilizzatrice dell’impianto, in accordo con il titolare dello stesso, devono essere previsti:

a) un locale con visibilità sullo spazio riservato agli spettatori e sullo spazio di attività sportiva, che dovrà ospitare il centro per la gestione della sicurezza delle manifestazioni calcistiche, coordinato dall’ufficiale di P.S. designato con ordinanza di servizio del questore, d’intesa con il rappresentante dei Vigili del fuoco per l’emergenza antincendio e composto dai rappresentanti di tutte le componenti del G.O.S.;

b) ambienti per attivare, in occasione degli eventi sportivi, un posto di polizia con annessi locali idonei a consentire gli adempimenti di polizia giudiziaria relativi ad eventuali persone fermate o arrestate;

c) spazi idonei per l’informazione agli spettatori (cartellonistica – schermi ecc.) al fine di garantire la conoscenza del «regolamento d’uso» dell’impianto che dovrà riguardare le modalità di utilizzo dello stadio, con particolare riferimento alla disciplina degli accessi ai servizi interni destinati al pubblico, nonché gli obblighi ed i divieti che devono essere osservati dagli spettatori, con l’avvertenza che la loro inosservanza comporterà:

1) l’immediata risoluzione del contratto di prestazione e la conseguente espulsione del contravventore;

2) l’applicazione delle previste sanzioni da parte dell’organo competente ad irrogarle, se si tratta di violazione delle prescrizioni imposte dalla legge o dai regolamenti vigenti. Tali avvertenze dovranno essere riportate sia sulla cartellonistica esposta all’interno dell’impianto, sia sul titolo di accesso alla manifestazione (18).

(18) Articolo aggiunto dall’art. 13, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

19-quater. Gestione dell’impianto sportivo.

1. Al fine di garantire il rispetto della disciplina di utilizzo dell’impianto, degli obblighi e dei divieti previsti, le società utilizzatrici degli impianti, avranno cura di:

a) predisporre l’organigramma dei soggetti incaricati dell’accoglienza e dell’instradamento degli spettatori e dell’eventuale attivazione delle procedure inerenti alla pubblica incolumità, nonché dei soggetti addetti ai servizi connessi e provvedere al loro reclutamento;

b) predisporre un piano per l’informazione, la formazione e l’addestramento di tutti gli addetti alla pubblica incolumità prevedendo sia figure di coordinamento che operatori, specificandone i compiti anche in base alle caratteristiche dell’impianto.

2. Il numero minimo degli addetti alla pubblica incolumità impiegati in occasione dello svolgimento di ciascuna manifestazione sportiva non potrà essere inferiore comunque ad 1 ogni 250 spettatori e quello dei coordinatori non inferiore a 1 ogni 20 addetti.

3. Le attività di tali addetti dovranno svolgersi in stretto raccordo con il personale delle Forze dell’ordine che dovranno essere tempestivamente informate di ogni problematica che può avere riflessi sull’ordine e la sicurezza pubblica.

4. Il piano di emergenza deve essere aggiornato in occasione di ogni utilizzo dell’impianto per manifestazioni temporanee ed occasionali diverse da quelle ordinariamente previste al suo interno (19).

(19) Articolo aggiunto dall’art. 14, D.M. 6 giugno 2005 (Gazz. Uff. 30 giugno 2005, n. 150), entrato in vigore a decorrere dalla data di inizio della stagione calcistica 2005-2006, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 dell’art. 15 dello stesso decreto. Successivamente, l’entrata in vigore del suddetto decreto è stata differita all’inizio della stagione calcistica 2006-2007 dall’art. 39-ter, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, e al 31 dicembre 2006 dal D.M. 1° settembre 2006 (pubblicato, per comunicato, nella Gazz. Uff. 14 settembre 2006, n. 214).

20. Complessi e impianti con capienza non superiore a 100 spettatori o privi di spettatori.

L’indicazione della capienza della zona spettatori deve risultare da apposita dichiarazione rilasciata sotto la responsabilità del titolare del complesso o impianto sportivo.

Gli impianti al chiuso possono essere ubicati nel volume di altri edifici ove si svolgono attività di cui ai punti 64, 83, 84, 85, 86, 87, 89, 90, 91, 92, 94 e 95 del Decreto del Ministro dell’Interno 16 febbraio 1982; la separazione con tali attività deve essere realizzata con strutture REI 60; eventuali comunicazioni sono ammesse tramite filtri a prova di fumo aventi stesse caratteristiche di resistenza al fuoco.

L’impianto deve essere provvisto di non meno di due uscite di cui almeno una di larghezza non inferiore a due moduli (1,20 m); per la seconda uscita è consentita una larghezza non inferiore a 0,80 m.

Negli impianti al chiuso e per gli ambienti interni degli impianti all’aperto la lunghezza massima delle vie di uscita non deve essere superiore a 40 m o a 50 m se in presenza di idonei impianti di smaltimento dei fumi.

Le strutture, le finiture e gli arredi devono essere conformi alle disposizioni contenute nell’art. 15, fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente di prevenzione incendi per le specifiche attività.

I depositi, ove esistenti, devono avere caratteristiche conformi alle disposizioni dell’art. 16.

Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità alla legge 10 marzo 1968, n. 186 (Gazz. Uff. 23 marzo 1968, n. 77); la rispondenza alle vigenti norme di sicurezza deve essere attestata con la procedura di cui alla legge 5 marzo 1990, n. 46, e successivi regolamenti di applicazione.

Deve essere installato un impianto di illuminazione di sicurezza che assicuri un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio lungo le vie di uscita.

Gli impianti al chiuso e gli ambienti interni degli impianti all’aperto devono essere dotati di un adeguato numero di estintori portatili.

Gli estintori portatili devono avere capacità estinguente non inferiore a 13 A – 89 B; a protezione di aree ed impianti a rischio specifico devono essere previsti estintori di tipo idoneo.

I servizi igienici della zona spettatori devono essere separati per sesso e costituiti da gabinetti dotati di porte apribili verso l’esterno, e dai locali di disimpegno.

Ogni gabinetto deve avere accesso da apposito locale di disimpegno (anti WC) eventualmente a servizio di più locali WC, nel quale devono essere installati gli orinatoi per i servizi uomini ed almeno un lavabo.

Almeno una fontanella di acqua potabile deve essere ubicata all’esterno dei servizi igienici.

La dotazione minima deve essere di almeno un gabinetto per gli uomini ed un gabinetto per le donne.

Deve essere installata apposita segnaletica di sicurezza conforme alla vigente normativa e alle prescrizioni di cui alla direttiva 92/58/CEE del 24 giugno 1992 che consenta l’individuazione delle vie di uscita, del posto di pronto soccorso e dei mezzi antincendio; appositi cartelli devono indicare le prime misure di pronto soccorso.

Per lo spazio e la zona di attività sportiva si applicano le disposizioni contenute nell’art. 6 nell’ultimo comma dell’art. 8.

Per le piscine si applicano le prescrizioni contenute nell’art. 14.

I suddetti impianti devono essere conformi oltre che alle disposizioni del presente articolo anche ai regolamenti del C.O.N.I. e delle Federazioni Sportive Nazionali, riconosciute dal C.O.N.I., riportate nell’allegato.

21. Norme transitorie.

Su specifica richiesta della Commissione Provinciale di Vigilanza e comunque ogni 10 anni a far data dal certificato di collaudo statico, anche per gli impianti o complessi sportivi esistenti deve essere prodotto alla Prefettura competente per territorio, ed al Comune, un certificato di idoneità statica dell’impianto, rilasciato da tecnico abilitato.

Gli impianti e complessi sportivi già agibili alla data di entrata in vigore del presente decreto devono comunque adeguarsi agli articoli 18 e 19 entro due anni dall’entrata in vigore del presente decreto.

Gli impianti e complessi sportivi in fase di costruzione alla data di entrata in vigore del presente decreto possono comunque adeguarsi integralmente alle presenti disposizioni.

22. Deroghe.

Qualora in ragione di particolari situazioni non fosse possibile adottare qualcuna delle prescrizioni stabilite dai precedenti articoli, ad esclusione degli articoli nn. 4, 8, 9, 15, 16 e 17 afferenti alla sicurezza antincendio per i quali si applicano le procedure di cui all’art. 21 del Decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577, la Prefettura competente per territorio, sentita la Commissione Provinciale di Vigilanza, a cui deve essere chiamato a far parte un delegato tecnico del C.O.N.I., ha facoltà di concedere specifiche deroghe nei casi in cui, attraverso l’adozione di misure alternative, venga assicurato agli impianti un grado di sicurezza equivalente a quello risultante dall’applicazione integrale delle presenti disposizioni.

23. Commercializzazione CEE.

I prodotti legalmente riconosciuti in uno dei Paesi della Comunità Europea sulla base di norme armonizzate o di norme o regole tecniche straniere riconosciute equivalenti, ovvero originari di Paesi contraenti l’accordo SEE, possono essere commercializzati in Italia per essere impiegati nel campo di applicazione disciplinato dal presente decreto.

Nelle more dell’emanazione di apposite norme armonizzate, agli estintori, alle porte ed agli elementi di chiusura per i quali è richiesto il requisito di resistenza al fuoco, nonché ai prodotti per i quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco, si applica la normativa italiana vigente, che prevede specifiche clausole di mutuo riconoscimento, concordate con i servizi della Commissione CEE, stabilite nei seguenti decreti del Ministro dell’Interno:

– decreto 12 novembre 1990 per gli estintori portatili;

– decreto 5 agosto 1991 per i materiali ai quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco;

– decreto 6 marzo 1992 per gli estintori carrellati;

– decreto 14 dicembre 1993 per le porte e per gli altri elementi di chiusura ai quali è richiesto il requisito di resistenza al fuoco.

24. Disposizioni finali.

Restano ferme le disposizioni contenute nella legge 9 gennaio 1989, n. 13, relative alla eliminazione delle barriere architettoniche.

 


Allegato

 

 

     

Sport

Federazione

Aperto

Chiuso

       

VOLO A MOTORE E TURISMO

 

X

 

VOLO A VELA

Ae.C.I.

X

 

PARACADUTISMO SPORTIVO

 

X

 

AEROMODELLISMO

 

X

 

PARAPENDIO

 

X

 

DELTAPLANO

 

X

 
       

AUTOMOBILISMO [*]

 

X

 

piste permanenti (circuiti)

 

X

 

piste non permanenti (circ. cittadini)

A.C.I.

X

 

RALLY [*]

 

X

 

KARTING [*]

 

X

 
       

ATLETICA LEGGERA

 

X

X

gare di corsa su pista

 

X

X

gare di corsa su percorso stradale [*]

 

X

 

gare di corsa campestre [*]

F.I.D.A.L.

X

 

gare di marcia

 

X

X

gare di salto

 

X

X

gare di lancio

 

X

X

       

ORIENTAMENTO (disciplina

 

X

 

associata) [*]

     
       

ARRAMPICATA SPORTIVA

FA.S.I.

X

X

       

BASEBALL

 

X

 

SOFTBALL

F.I.B.S.

X

 
       

BOCCE [*]

 

X

X

BILIARDO

U.B.I.

 

X

BOWLING

   

X

       

CANOA [*]

 

X

 

KAYAK [*]

F.I.C.K.

X

 
       

CANOTTAGGIO [*]

F.I.C.

X

 
       

CICLISMO

 

X

X

corse su pista (velodromi)

 

X

X

corse su strada [*]

F.C.I.

X

 

corse campestri (ciclocross) [*]

 

X

 
       

GINNASTICA

     

TWIRLING (disciplina associata)

F.G.I.

 

X

TRAMPOLINO ELASTICO (disc. Ass.)

 

X

X

       

GOLF [*]

F.I.G.

X

 
       

CALCIO

 

X

 

CALCIO A 5

F.I.G.C.

X

X

       

PALLAMANO

 

X

X

PALLONE ELASTICO (disciplina associata)

F.I.G.H. X

X

 
       

HOCKEY SU PISTA

 

X

X

PATTINAGGIO

 

X

X

gare di corsa (percorso su pista o su strada)

F.I.H.P.

X

X

PATTINAGGIO ARTISTICO su pista

 

X

X

       

HOCKEY SU PRATO

F.I.H.Pr.

X

 

HOCKEY INDOOR

   

X

       

LOTTA

   

X

PESISTICA

   

X

JUDO

F.I.L.P.J.

 

X

KARATE (disciplina associata)

   

X

TAEKWONDO (disciplina associata)

   

X

       

MOTOCICLISMO [*]

 

X

 

MOTOCROSS [*]

F.M.I.

X

 

TRIAL [*]

 

X

X

       

MOTONAUTICA [*]

F.I.M.

X

 
       

NUOTO

 

X

X

PALLANUOTO

 

X

X

TUFFI

F.I.N.

X

X

NUOTO SINCRONIZZATO

 

X

X

NUOTO PER SALVAMENTO

 

X

X

       

PALLACANESTRO

F.I.P.

X

X

       

[*] Sono previsti anche posti in piedi

       


 

 

     

Sport

Federazione

Aperto

Chiuso

       

PENTHATLON MODERNO [*]

 

X

X

equitazione [*]

 

X

X

scherma

F.I.P.M.

X

X

tiro [*]

 

X

X

nuoto

 

X

X

corsa [*]

 

X

X

TETRATHLON [*]

 

X

X

scherma; nuoto; tiro e corsa

 

X

X

TRIATHLON (disciplina associata)

 

X

X

scherma; nuoto e corsa

 

X

X

       

PESCA SPORTIVA [*]

 

X

X

ATTIVITA’ SUBACQUEE [*]

F.I.P.S.

X

X

NUOTO PINNATO

 

X

X

       

PUGILATO

F.P.I.

X

X

       

RUGBY

F.I.R.

X

 
       

SCHERMA

   

X

KENDO (disciplina associata)

F.I.S.

 

X

       

SCI NAUTICO [*]

F.I.S.N.

X

 
       

HOCKEY GHIACCIO

 

X

X

PATTINAGGIO SU GHIACCIO

F.I.S.G.

X

X

velocità – artistico

 

X

X

CURLING

 

X

X

       

EQUITAZIONE

F.I.S.E.

X

X

ASS. NAZ. TURISMO EQUESTRE (disciplina

X

X

X

associata)

     
       

SCI [*]

 

X

 

alpino e di fondo [*]

 

X

 

SALTO CON GLI SCI [*]

F.I.S.I.

X

 

SLITTINO [*]

 

X

 

BOB [*]

 

X

 
       

TENNIS

 

X

X

BADMINTON (disciplina associata)

   

X

SQUASH (disciplina associata)

F.I.T.

 

X

PALLA TAMBURELLO (disciplina associata)

 

X

 
       

TENNIS TAVOLO

F.I.Te.T.

 

X

       

TIRO CON L’ARCO [*]

F.I.T.ARCO

X

X

       

TIRO A SEGNO [*]

U.I.T.S.

X

X

       

TIRO A VOLO [*]

F.I.T.A.V.

X

 
       

VELA [*]

F.I.V.

X

 
       

SCACCHI (disc. ass. al

F.S.I.

X

 

C.O.N.I.)

     
       

FOOTBALL AMERICANO

F.I.A.F.

X

 

(disc. ass. al C.O.N.I.)

F.A.S.I.

X

X

ARRAMPICATA

     

SPORTIVA (disc. ass. al

     

C.O.N.I.) [*]

     
       

BRIDGE (disc. ass. al

F.I.G.B.

 

X

C.O.N.I.)

     
       

DAMA (disc. ass. al C.O.N.I.)

F.I.D.

 

X

       

GARE DI TROTTO [*]

     

GARE DI GALOPPO [*]

U.N.I.R.E.

X

 
 

(non è una F.S.N.

   
 

riconosciuta dal C.O.N.I.)

   
       

[*] Sono previsti anche posti in piedi

     
       

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